L’agnocasto in erboristeria: proprietà benefiche e controindicazioni.
Dioscoride lo usava per curare le infiammazioni e accelerare la guarigione delle ferite mentre Ippocrate lo prescriveva per lenire i dolori mestruali e favorire la montata lattea. Stiamo parlando dell’agnocasto, una delle piante più utilizzate in fitoterapia per la cura dei disturbi tipicamente femminili.
L’agnocasto è un arbusto originario delle zone costiere della Grecia. Caratterizzato da un profumo speziato che ricorda lievemente il pepe, è dotato di fusti dritti e sottili che possono raggiungere i due metri di altezza, da piccole foglioline lanceolate e da fiori blu e viola che si dispongono a grappolo all’estremità della pianta. I frutti, di lenta maturazione, sono la parte più ricca di principi attivi.
Questa pianta viene utilizzata tradizionalmente dalla farmacopea mondiale per curare e alleviare i disturbi legati al ciclo e alla sindrome premestruale come tensione e gonfiore mammario, stanchezza, irritabilità e cefalea. I principi attivi contenuti nelle bacche esercitano un’azione simile alla β-endorfina, esercitando anche un lieve effetto ansiolitico che migliora il tono dell’umore.
L’agnocasto è un emmenagogo quindi favorisce e regolarizza il ciclo, correggendo le anomalie mestruali legate all’insufficienza luteinica e all’iperprolattinemia.
Da un punto di vista strettamente clinico, questa pianta, grazie all’azione di alcune sostanze come il rotundifurano, diminuisce la secrezione della prolattina, un’azione che allunga la vita del corpo luteo e regola la durata dei cicli mestruali.
Questa pianta inoltre è utilizzata con successo nel trattamento di alcuni disturbi tipici della menopausa come secchezza vaginale, vampate di calore e disturbi emotivi.
Dotato di eccellenti proprietà antispasmodiche, può migliorare il quadro sintomatologico tipico dell’endometriosi. Infine, i principi attivi contenuti nelle bacche, migliorando l’equilibrio di estrogeni e progesterone, potrebbero aiutare in caso di fibromi legati a un eccesso progestinico.
L’agnocasto è indicato in caso di sindrome premestruale, mestruazioni irregolari, cicli particolarmente dolorosi e per alleviare i tipici disturbi che accompagnano la premenopausa e il climaterio. Sotto la supervisione del medico curante, può essere utilizzato per diminuire la secrezione della prolattina e per alleviare il quadro sintomatologico tipico dei fibromi uterini e dell’endometriosi.
L’agnocasto può essere assunto in infuso o in decotto. In commercio è possibile trovare anche la tintura madre o le capsule contenenti estratto secco standardizzato. La posologia deve essere concordata con lo specialista o con l’erborista di fiducia che saprà consigliare anche sulla durata del trattamento che in linea di massima non è mai inferiore ai due mesi.
L’agnocasto dovrebbe essere evitato durante la gravidanza a causa dei principi attivi che stimolano la produzione di progesterone, in allattamento e in concomitanza con la stimolazione ovarica perché potrebbe potenziarne gli effetti. L’uso è sconsigliato anche in caso di trattamenti con antagonisti dei recettori della dopamina.
Generalmente ben tollerato, il sovradosaggio di agnocasto può causare: nausea, mal di testa, vertigini, disturbi digestivi e reazioni allergiche come eruzioni cutanee, prurito e gonfiore.
L’agnocasto (Vitex agnus-castus), è considerato in molti paesi europei insieme ad altre piante, erba di San Giovanni. Un arbusto che anticamente era sacro alla castissima dea Artemide. Più recentemente XVI-XVII secolo, veniva utilizzato dai monaci cristiani che lo usavano per le proprietà anafrodisiache e “poter strappare dal cuore tutti i desideri che l’amore vi farebbe nascere”.
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